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In questo romanzo Maïssa Bey tratteggia il ritratto di una donna algerina divorziata che deve far fronte alla scomparsa del figlio, assassinato per mano di un integralista. Il mondo le cade addosso. Si ritrova sul baratro della follia. Ma deve dimenticare, ingoiare il dolore. La legge sulla concordia civile è appena stata varata (luglio 1999). Non si fa sottomettere. Inizia a scrivere un diario, che rivolge al figlio, come un canto d'amore. Dipana il filo della loro esistenza, cerca di capire come ha potuto esporlo ai rischi crescendolo da sola. Ogni giorno si reca al cimitero dove misura la sua disperazione di tutti quelli che piangono un parente scomparso. Concepisce poco a poco un progetto che la tiene legata alla vita come un filo: trovare l'assassino di suo figlio, esorcizzare la rinuncia e l'impotenza.